aggressioni a medici

Dal palazzo

Illustrato nella sede dell'Ordine dei Medici

Aggressioni a medici ed infermieri, da Palermo prende il via un progetto per contrastare il fenomeno

Iniziativa presentata nella sede dell'Ordine dei Medici.

Tempo di lettura: 6 minuti

PALERMO. Un “Protocollo di rilevazione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e sindrome da Burnout correlata” è stato presentato questa mattina a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei Medici di Palermo.

L’intesa – felicemente salutata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, presente in collegamento durante la conferenza stampa dedicata – è stata illustrata dal presidente dell’Associazione Scientifica “Hospital & Clinical Risk Managers” Alberto Firenze, dal presidente dell’Omceo, Toti Amato, dal Commissario del Policlinico “Giaccone” di Palermo, Fabrizio De Nicola, e dal presidente del Collegio infermieri Ipasvi-Palermo, Franco Gargano.

Il protocollo sostanzierà un progetto realizzato in partnership tra l’ente capofila l’“Associazione Scientifica Hospital & Clinical Risk Managers”, l’Omceo e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Paolo Giaccone, con la collaborazione altresì di diverse Aziende Sanitarie Regionali.

L’obiettivo è contenere i continui atti di violenza subiti dai medici e da tutti i professionisti della sanità negli ospedali e nelle strutture territoriali, soprattutto nelle aree di emergenza, di continuità assistenziale e di prima accoglienza, a fronte dei numeri allarmanti che si registrano sul punto e che, comunque, a tutt’oggi appaiono sottostimati.

La Joint Commission, dal Gennaio 1995 al Dicembre 2016, riporta un numero complessivo di 141 eventi cd. “sentinella” legati a aggressione, violenza e omicidio. Solo gli infortuni accaduti nelle strutture ospedaliere e denunciati all’Inail, per qualifica professionale e modalità di accadimento, nell’anno 2015, ammontano a 429, di cui 234 su infermieri e 7 su medici (fonte doc. HCRM).

Secondo quando si legge nel documento, i più martoriati sono gli operatori dei servizi di emergenza-urgenza e di geriatria; quelli delle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali, le aree di attesa e i servizi di continuità assistenziale.

Una stima del “Bureau of Labor Statistics” statunitense (agenzia statistica governativa che raccoglie, elabora, analizza e diffonde i dati statistici essenziali al pubblico americano) registra un tasso di incidenza di aggressione non mortale pari a 9,3 per 10 mila, contro un valore di 2 per 10mila nei lavoratori delle industrie del settore privato.

Il protocollo (soggetto ad una revisione aggiornata periodica in base ai risultati della sua applicazione nella pratica clinica) prevede misure di tipo logistico- organizzativo, quindi strutturali e/o tecnologiche e di formazione per il management, gli operatori e il personale di sicurezza, oltre al monitoraggio degli eventi sentinella.

“La contestualizzazione – si legge nel protocollo – delle strategie di gestione deve tener conto degli specifici ambiti operativi, che si caratterizzano a seconda del grado di esposizione a dinamiche relazionali potenzialmente connotate da aspetti di aggressività da parte di utenti portatori di disagio psicosociale. I fattori di rischio mutano da struttura a struttura e dipendono da: tipologia di utenza; servizi erogati; ubicazione e dimensione”.

Ridotto numero di personale sanitario e lunghe attese nelle zone di emergenza e nelle aree cliniche non favoriscono il contenimento del fenomeno.

Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in collegamento telefonico afferma: «Occorre far comprendere alla cittadinanza che i medici, gli infermieri e i sanitari lavorano per i cittadini e spiegare le difficoltà di questo lavoro, in cui si fanno grandi sacrifici personali. In tal senso è importante anche il ruolo degli ordini professionali e delle associazioni. È questa una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme. La violenza contro il medico entra in una visione negativa e involuta della nostra società, che non sa più comprendere questa attività”.

Il presidente dell’Associazione Scientifica “Hospital & Clinical Risk Managers”, Alberto Firenze evidenzia: «Questo protocollo nasce da un percorso condiviso con L’Università La Sapienza che pone l’attenzione sui rapporti e la comunicazione medico-paziente. La violenza è un segnale di disaffezione verso il ruolo del medico, perciò in accordo con l’Ordine dei Medici e con L’Ipasvi- Sicilia siamo pervenuti a questo protocollo di prevenzione dei fenomeni di violenza».

Ed aggiunge: «Occorre un impegno culturale di sensibilizzazione sulla cittadinanza, ma per prevenire gli eventi bisogna anche operare un censimento, cioè raccogliere il livello di qualità percepita dall’utente. La formazione degli operatori è una condizione strategica per interpretare i segnali di rischio, ma anche migliorare le perfomance di comunicazione con l’utenza che spesso ha difficoltà a comprendere le indicazioni sanitarie. Il 14-15 e 16 novembre, partendo dall’Ordine dei Medici, avvieremo il percorso formativo che si snoderà sul piano nazionale, con appuntamenti tematici nelle singole Regioni per tutto il periodo 2017 /2018».

Toti Amato, presidente dell’Omceo, sottolinea: «L’iniziativa nasce dal fatto che i dati mondiali e locali, notevolmente sottostimati (anche per il fatto che sono ancora troppo poche le denunce), sulla violenza subita dagli operatori sanitari, non sono più accettabili; perciò abbiamo voluto coinvolgere le Aziende e principalmente le Unità di Risk management al fine di poter individuare in anticipo, grazie a una congrua formazione del personale, i rischi e gestire i fenomeni, soprattutto laddove c ‘è una maggiore esposizione».

Fabrizio De Nicola, commissario del Policlinico Giaccone: «Questa violenza deve cessare. Si passa con estrema facilità dall’aggressione verbale a quella fisica e bisogna essere attrezzati a riconoscere i segnali. Da un lato, l’utente va informato e sensibilizzato; dall’altro lato, va migliorato l’approccio con l’utenza, che deve esse positivo e improntato alla chiarezza. La comunicazione è fondamentale e in tal senso le iniziative di formazione degli operatori sono di ausilio».

Franco Gargano, presidente del Collegio infermieri Ipasvi-Palermo rileva: «La violenza sugli operatori sanitari è una piaga. Siamo stanchi di subirla. Mette a dura prova l’attività professionale, ma anche la salute dei pazienti. Finalmente si comincia a parlane in modo serio: anche la Raccomandazione 8 del Ministero della Salute indica misure per prevenire il fenomeno e da indicazioni che se fossero messe correttamente in atto in tutte le Aziende, consentirebbero di abbatterebbe i tassi di aggressione».

E conclude: «Ad oggi è mancata la formazione del personale; un numero congruo di operatori, tale da rispondere ai bisogni dell’utenza; l’assistenza territoriale adeguata che ha condotto al sovraffollamento, soprattutto delle aree di Pronto Soccorso, e l’apporto strutturale nei presidi sanitari».

La Raccomandazione ministeriale n. 8 dedicata alla descrizione dell’evoluzione delle aggressioni aiuta a riconoscere gli episodi cd. sentinella. Il provvedimento cita: “Un comportamento violento avviene spesso secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, arriva fino a gesti estremi quali l’omicidio. La conoscenza di tale progressione può consentire al personale di comprendere quanto accade ed interrompere il corso degli eventi”.

Nella foto: Alberto Firenze, Fabrizio De Nicola, Toti Amato e Franco Gargano

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