PALERMO. “L’accesso vascolare in neonatologia con simulazione” è stato al centro del workshop che si è concluso presso la Casa di Cura “Candela”. La due giorni è stata organizzata dal professor Ettore Cittadini e dalla dottoressa Maria Rosa Cinquegrani, responsabile della U.O. di Neonatologia.
Durante i lavori sono stati affrontati dal punto di vista pratico e teorico le tecniche e le metodologie che vengono attuate nella pratica clinica inerente l’accesso vascolare in neonatologia, tramite il contributo di personale sanitario medico e infermieristico che opera specificatamente nel settore.
L’evento in corso di accreditamento presso la Commissione Nazionale per la Formazione Continua per le seguenti professioni: Medico Chirurgo (discipline: Neonatologia e Pediatria), ed Infermiere Pediatrico, anestesisti ed ostetriche, è stato suddiviso in due parti: la prima dedicata ai contenuti teorici e la seconda a quelli pratici.
L’organizzazione dei lavori ha visto diverse sessioni di simulazione pratica, a cui i partecipanti, per un totale di 20, hanno preso parte alternandosi in gruppi di lavoro per ogni singola procedura. Le simulazioni, altamente specialistiche, sono state effettuate, con l’ausilio di manichini, sotto la supervisione di docenti e tutor, quali i dottori Francesco Messina e Marcello Napolitano e delle infermiere pediatriche Fedora Del Prato e Concetta Pellecchia (Osp.Villa Betania di Napoli).
“Negli ultimi anni- afferma Maria Rosa Cinquegrani– sono avvenuti dei cambiamenti che hanno modificato profondamente l’ambito relativo agli accessi vascolari sia nelle tecniche di impianto, sia nella gestione secondo protocolli basati sull’evidenza, pertanto la formazione rappresenta un punto cruciale per il corretto impianto e gestione di un accesso vascolare”.
“L’utilizzo corretto delle tecnologie- aggiunge ancora la neonatologa- che hanno diminuito i tentativi infruttuosi di venipuntura anche nel paziente pediatrico, minimizzando il rischio di complicanze trombotiche e infettive, prevede un training specifico. Inoltre, l’esecuzione di una corretta medicazione e di un’appropriata gestione infermieristica rappresentano uno dei requisiti fondamentali per prevenire complicanze infettive, meccaniche e trombotiche, come indicato dalle linee guida sulla prevenzione delle infezioni da catetere del CDC di Atlanta (2011) e dalle linee guida INS (Infusion Nurses Society) del 2016”.
La formazione, dunque, a carattere multidisciplinare, mediante training specifici del personale, in ambito degli accessi vascolari, rileva quale momento fondamentale dell’offerta assistenziale in questo campo, al fine di garantire vantaggi in termini di sicurezza, di costo-efficacia e di efficienza, grazie all’adozione di tecniche standardizzate e condivise e all’adozione di un programma di scelta ragionato del presidio (proactive vascular planning).
La parte teorica del corso ha focalizzato in particolare i seguenti profili: accesso venoso periferico ( prelievo e tecniche di posizionamento della cannula endovascolare ); prelievi capillari ( indicazioni, gestione infermieristica, gestione del dolore); EAB puntura arteria radiale; accesso vena e arteria ombelicale ( indicazioni, tecnica di incannulamento e gestione medica, gestione infermieristica, monitoraggio e complicanze ); accesso vena centrale da vena periferica ( PICC), indicazioni, materiali e metodiche corrispondenti, gestione infermieristica del catetere, monitoraggio e complicanze; accesso intraosseo.
La parte pratica invece ha riguardato le esercitazioni su due o più manichini; lo scenario di preparazione per vena periferica e quello di preparazione per vena e arteria ombelicale ( preparazione del campo sterile, scelta dei ferri e materiali chirurgici necessari; fissaggio e gestione dei cateteri ombelicali ) e ancora lo scenario puntura arteria radiale e quello PICC (preparazione del campo sterile, scelta dei ferri e materiali chirurgici necessari; posizionamento, fissaggio e gestione dei cateteri ombelicali) e quello inerente l’accesso intraosseo.
“Gli obiettivi di fondo- conclude Cinquegrani- sono stati quelli di far conoscere le peculiarità anatomiche e fisiologiche e le principali condizioni morbose del neonato, ma anche di offrire una formazione atta a identificare con tempestività le condizioni cliniche che richiedono un accesso venoso o un monitoraggio emodinamico invasivo”.
L’evento, inoltre, ha evidenziato l’importanza della conoscenza dei principi della farmacocinetica e della gestione fluidica in età neonatale e pediatrica, oltre a quella sulle indicazioni ai presidi, sulle tecniche di impianto e di gestione degli accessi venosi centrali a medio e lungo termine nel bambino, nel lattante e nel neonato, ciò al fine di prevedere il corretto utilizzo dei dispositivi vascolari e le indicazioni appropriate per la terapia fluidica, nutrizionale parentale e di supporto: tutti argomenti prioritari per chi lavora ogni giorno a contatto con questa particolare realtà e vuole garantire standard di assistenza qualificati.